Valdidentro


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La Valdidentro si dirama a nord-ovest della conca di Bormio ed è percorsa in tutta la sua lunghezza dal torrente Viola affluente a Premadio dell'Adda che nasce a sua volta in Val San Giacomo ad Alpisella e concorre a formare i due grandi laghi artificiali di Cancano.

Un ampio territorio abitato sin dall'anno mille in quanto passaggio tra Bormio e Livigno, tra Bormio e Engadina, ultimo baluardo tra il sud ed il nord delle Alpi. Un territorio che si è sviluppato grazie all'economia agricolo-pastorale propria della tradizione alpina cadenzata dai ritmi della monticazione - paese, maggengo, alpeggio- alla ricerca dell'erba, unico alimento del bestiame, e grazie ai traffici commerciali tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia con l' Impero Germanico.

Un territorio che ha mantenuto i segni di un antico passato: le case in legno e sasso, con annessa la stalla, abituali residenze dei contadini; le baite in legno dimora estiva sui maggenghi al limitare dei boschi; le baite in sasso ancor più su, oltre il bosco, sugli alpeggi completamente privi di vegetazione, pascoli estivi ancor oggi testimoni della cultura e della tradizione dell'alta montagna.

Testimonianze dei traffici militari e commerciali di allora sono la chiesa di Pedenosso, che sorge isolata sulla roccia a guisa di fortificazione e  le Torri di Fraele sullo stretto passaggio che domina la Valdidentro ed immette nella Val San Giacomo.
Salendo da Pedenosso, si giunge al pianoro di Prada. Qui la valle si apre in un immenso anfiteatro di praterie dall'intenso verde alpino, nella vastità dell'orizzonte, nell'ampio panorama su ghiacciai e cime incantevoli.
È certamente uno degli angoli più fascinosi e riposanti, respirandovi una tranquillità che, altrove, non è possibile scoprire. Dal pianoro si affrontano i diciotto tornanti.

Giunti in prossimità della quindicesima curva, a destra si presenta la ripida mulattiera, che portava al Passo delle Torri di Fraele. Sono queste due massicce costruzioni, poste a guardia della strettissima gola, tra il Monte delle Scale (m. 2521) a est, e la Cima di Plator (m. 2910) a ovest. La prima, più grande, si presenta in discrete condizioni, la seconda, scoperchiata e
senza una parete, è ridotta ad un rudere, per questo sono in programma dei lavori per il recupero e la valorizzazione di questi beni storico-culturali simbolo della nostra valle.

Sino alla prima guerra mondiale, erano munite di trincee inespugnabili verso la Val Fraele e, nel precipizio, di gradini scavati nelle rocce e di travi poste trasversalmente, conficcate nelle rocce e sospese nel vuoto (da cui il nome di Scale). Queste erano disposte in modo da poterle toglierle rapidamente.
Secondo la tradizione locale, la "Forcella di Scale" doveva essere un antico passo romano; (antica mulattiera e le Torri risalirebbero all'epoca romana. L'Albero scrive che le Torri risalgono con sicurezza almeno al 1300.

Situato sopra il paese di Isolaccia, nei pressi della Cascata di Scianno, il centro faunistico del Parco dello Stelvio è il luogo ideale per chi desidera osservare gli animali in un habitat semi-naturale. Infatti, all'esterno dei recinti in cui sono contenuti cervi e cerbiatti, vi sono dei camminamenti che permettono di visitare l'intero centro faunistico. Qui spesso vengono ricoverati gli animali bisognosi di cure ed è presente una voliera per ospitare gli uccelli rapaci.